Tesi su: Educazione ed istruzione collettiva per bambini handicappati e non negli asili e nelle scuole elementari (integrazione)
Inhaltsverzeichnis
1. L'integrazione definice il mantenimento o meglio il recupero di un ambiente di vita e di apprendimento comune agli handicappati e non, per maggiore possibilita di sviluppo per entrambi.
Il lavoro integrativo e pedagogico si prefigge:
il recupero dell'unità dell'uomo nella umanità
il recupero dell'unità dei nostri mezzi e strumenti divenuti incoerenti nell'educazione (da SÉGUIN 1812-1880).
2. L'integrazione richiede che gli asili e le scuole vengano strutturati in modo tale che il bambino/studente possa promuovere in modo ottimale le proprie potenzialità senza stigmatizzazione nè selezione.
Come appare oggi lo specifico dell'handicappato/malato psichico è in sostanza il nostro modo do vedere e di trattare l'handicappato/malato psichico.
3. Il lavoro integrativo mette in pratica un no definitivo ad una pratica pedagogico-terapeutica basata sulla selezione e sulla separazione. Ed è con questo che si garantisce agli handicappati e/o ai malati psichici:
di rimanere integrati nel loro ambiente di vita e di apprendimento
di avere una completa socializzazione e fruizione dei beni sociali
tutto l'aiuto speciale che gli occorre per raggiungere e mantenere uno stato di buona salute e per l'avviamento, il proseguimento ed il mantenimento dello sviluppo della personalita con l'educazione è l'istruzione, in un ambiente dove i bambini ed i ragazzi vivone ed apprendono insieme ai coetanei.
4. Realizzare l'integrazione sul piano pedagogico significa, sia per gli asili che per le scuole, che:
- -t u t t i i bambini (senza esclusione dei bambini handicappati per genere e/o grado di gravità di un handicap presente),
in cooperazione l'uno con l'altro,
giocano imparano, l'avorano, ciascuno al proprio livello do sviluppo, con le competenze attuali quali percezione, pensiero, azione su/con un oggetto comune (contenuto/argomento/progetto ed altri).
5. L'integrazione costituisce una pedagogia generale e basale centrata sul bambino, in quanto:
si basa sullo sviluppo umano
ci si mette in rapporto d'azione con lui nella attuale fase di sviluppo, cioè a livello della momentanea competenza di successiva fase di sviluppo del bambino/ scolaro.
Cio significa per l'organizzazione dell'insegnamento:
»offrire« invece di »rifiutare«,
»agire con« invece di »trattare«,
»specializzare« l'azione pedagogica invece di »emarginare« i bambine/scolari.
6. La pratica dell'educazione e dell'istruzione educativa richiede necessariamente:
il principio della regionalizzazione (educazione ed istruzione organizzate nei quartieri, cioè nell'immediata vicinanza di tutti i bambini
il principio della decentralizzazione (l'aiuto personale e l'aiuto materiale non si limitano al luogo di vita e di apprendimento, per esempio nelle stanze di terapia, ma sono da offrire nell'ambito del gruppo)
il principio del transferimento della competenza (scambio di diverse qualifiche e/o specializzazioni) nel senso e tramite il lavoro di gruppo di tutti i collaboratori nell'ambito integrativo e pedagogico.
7. L'integrazione non è realizzabile con la semplice addizione di pedagogia per handicappati, pedagogia "normale", e di terapia.
8. La pedagogia integrativa non richiede "curriculum individuale" (per es. differenziato secondo che i bambini siano handicappati o meno). Richiede invece "curriculum individualizzati", nei quali nell'ambito di un progetto si impara/insegna nel senso dello sviluppo adequato della messa a disposizione degli oggetti/contenuti/progetti/temi.
9. La pratica pedagogica integrativa prevede che si impari per progetti e attraverso un insegnamento aperto ed orientato al progetto; il provvedimento didattico realizza la "differenziazione interna" invece della "differenziazione esterna". Soltanto questo tipo di insegnamento rende possibile che:
ogni bambino può integrarsi nella attività partecipando ed agendo
l'azione dell'uno influenza e condiziona quella dell'altro; perciò ciascun bambino
assume un significato diverso per l'altro
tutti i bambini/scolari possono sentirsi soggettivamente competenti ed oggettivamente
importanti per la comunità.
10. La pratica pedagogica integrativa realizza un apprendimento ed insegnamento dove tutti i bambini imparano sullo stesso oggetto, ma inevitabilmente non fanno la stessa cosa.Questa permette ai bambini handicappati e non di sentirsi ricchi e sviluppare una propria identità insieme con gli altri.
11. Nella pratica integrativa la pedagogia e la terapia possono avere il desiderio comune di accettare le competenze di azione di ogni bambino e aspirare al miglioramento nel controllo della realtà, cioè di lavorare con l'obiettivo dell'emancipazione e della stabilizzazione dell'identità del bambino al successivo livello di sviluppo.
12. La terapia nella pratica pedagogica integrativa riconosce che la struttura di azione di un uomo, vista come patologica, disturbata e verso cui si è sempre rivolta la terapia, è la condizione di sviluppo presente da cui emerge la strategia di acquisizione ottimale.
13. La "particolarità" della pedagogia, di cui abbiamo bisogno per l'integrazione, non sta nel mettere i bambini in una condizione di "particolarità", ma nella "generalità" di una pedagogia basale e nella "generalità" dello sviluppo e dell'apprendimento dello sviluppo basale umano.
14. Far emergere questa "generalità" e la specificità del nostro lavore; cercarlo mettendo i bambini in una condizione di "particolarità" è una via sbagliata.
Quelle:
Georg Feuser: Tesi su: Educazione ed istruzione collettiva per bambini handicappati e non negli asili e nelle scuole elementari (integrazione)
Thesenpapier 1996
bidok - Volltextbibliothek: Wiederveröffentlichung im Internet (oder Erstveröffentlichung)
Stand: 03.10.2005